Il Museo del Po

Il Po è il padre di tutta la pianura padana, ma le terre e i paesi rivieraschi sono i suoi figli prediletti....

Data di pubblicazione:
22 Dicembre 2017
Il Museo del Po

Il Po è il padre di tutta la Pianura Padana, ma le terre e i paesi rivieraschi sono i suoi figli prediletti. Per la gente vissuta sulle sue rive nel corso dei millenni il fiume è stato fatica, speranze, paure, sostentamento, anima, mondo.

Il museo del Po di Revere di Borgo Mantovano, di proprietà comunale e riconosciuto di interesse regionale, raccoglie alcuni frammenti di questo mondo come tessere di un immenso mosaico incompiuto, grazie ai quali è possibile trasmettere la storia del grande fiume e della sua gente.

La sezione archeologica offre una importante panoramica riguardante i primi passi del cammino dell’uomo agli albori della sua presenza nel territorio, in cui si trovano reperti databili dalla Preistoria fino all’epoca Post-Medievale. Tra le prime testimonianze di occupazione vi sono una cuspide di freccia in selce del Neolitico e frammenti di un vaso e di boccale pertinente all’Età del Rame. Relativamente all’Età del Bronzo, oltre alla ben attestata industria litica (lame, schegge e nuclei, una macina per l’ottenimento di farine dai cereali e martelli in pietra dura) vi sono frammenti ceramici (vasellame comprese le caratteristiche anse dalle peculiari forme, fusaiole e pesi da telaio), reperti ossei (tra cui corna, denti, mandibole di diversi animali), frammenti in legno, e un frammento di piano di una capanna in terracotta; della successiva Età del Ferro è possibile ammirare reperti ceramici riconducibili sia a produzioni grezze che fini, alcuni dei quali di produzione etrusco-padana, come oinochoe, olle, brocche, kantaros ed una idria a figure rosse. Testimonianze dell’Età Romana, oltre a reperti riconducibili a vasellame (sia fine da mensa che grezza da cucina) e anfore, sono i resti di materiali da costruzione come i “mattoni” sesquipedali, lacerti di pavimenti come mosaici ed esagonette fittili e di intonaco, e la riproduzione di un elmo militare ritrovato a Revere tra le sabbie del Po. Frammenti di splendide brocche di maiolica arcaica, ciotole, piatti variopinti, graffiti oppure excisi sono invece gli indizi che l’uomo ci ha lasciato durante il periodo medievale e successivo.

All’interno del museo sono inoltre state allestite importanti mostre archeologiche dedicate al Neolitico Mantovano, all’insediamento di Ponte Molino collocato tra fine dell’Età del Rame e l’inizio dell’Età del Bronzo e all’Età Romana nel territorio del Consorzio dell’Oltrepò Mantovano; sono inoltre in cantiere le mostre sull’età del Ferro e sul Medioevo.

Una volta occupato il territorio, l’uomo non lo ha più lasciato e la testimonianza di questa continuità di vita è ravvisabile in oggetti di epoca più recente come attrezzi da lavoro, reti da pesca, fiocine, nasse, ma anche animali imbalsamati (tra cui volatili e pesci), fotografie storiche che ritraggono squarci di quotidianità passate, lampade ad acetilene per la sorveglianza durante le piene, tariffari per il passaggio sull'altra sponda nel 1874, modelli di imbarcazioni tipiche tra le quali rimorchiatori, battelli fluviali, traghetti e di un mulino sull'acqua; di quest’ultimo grande protagonista della vita quotidiana fino all'Ottocento, ne è stata realizzato un esemplare a grandezza naturale interamente visitabile come sezione esterna del Museo stesso collocato sulla riva destra del fiume a pochi passi da Palazzo Ducale.

Non solo il Po ma tutta l’acqua è protagonista invece nella sala Fontinalia dove è possibile ammirare come il patrimonio culturale sia veicolo di significati simbolici, mitologici e leggendari che la vicenda umana ha attribuito a questo fondamentale elemento.

Distante pochi metri dall’entrata Palazzo Ducale vi è inoltre la Torre del castello realizzata nel XII sec. che, assieme ad altre strutture costituenti una fortificazione oggi perduta, aveva lo scopo di effettuare un controllo difensivo ed economico sul territorio e sul fiume. Nella seconda metà del XVIII sec. venne dotata di una cella campanaria, utilizzata tutt’oggi per concerti, e fu successivamente adibita a prigione fino al 1930, periodo del quale rimangono, incise sui mattoni, le testimonianze di alcuni prigionieri.

Nel Museo vi sono inoltre sale dedicate al Castello ed al suo committente, al territorio di Revere nella cartografia antica e moderna e al Premio Revere: avvenimento culturale che ebbe luogo nel 1963 con tema “Il paesaggio Gonzaghesco e le sue genti” per i giovani più rappresentativi della pittura figurativa. Una sezione del Museo è dedicata all’esposizione della collezione di Mario Pecorari: volumi, riviste, enciclopedie e fascicoli con fotografie, articoli giornalistici e materiale audiovisivo costituenti un ricco viaggio che attraversa la storia del cinema. Viaggio che nacque dalla ossessione per Alida Valli da parte del collezionista, il quale ha contribuito come coautore con Roberto Poppi, alla redazione del Dizionario del Cinema Italiano. La collezione si arricchisce grazie ad alcuni numeri di periodici non divulgativi come Kino o La Revue belge du cinéma, volumi editi da Cappelli e dedicati alle sceneggiature di capolavori del cinema italiano come la Trilogia della guerra di Roberto Rossellini o a Accattone di Pier Paolo Pasolini.

Per maggiori informazioni e dettagli: http://www.reveremuseodelpo.it/index.php

Ultimo aggiornamento

Martedi 30 Aprile 2024